Alimentazione a chilometro 0 a tutti i costi?
Indubbiamente il consumo di alimenti a km 0 porta un grande beneficio per tutti i componenti della filiera e soprattutto per l’ambiente, vantaggi che ricadono sul consumatore finale e cioè su tutti noi.
Per cibo a chilometro zero si intende quello proveniente da una filiera il più corta possibile, quindi alimenti che vengono consumati nel territorio sul quale vengono prodotti.
I benefici per il consumatore sono molteplici, infatti tagliando le intermediazioni e riducendo le distanze che deve percorrere il cibo con mezzi spesso inquinanti prima di giungere a tavola, il consumatore può acquistare gli alimenti ad un prezzo inferiore di circa il 30% con la consapevolezza di avere acquistato un prodotto più fresco e salutare ed a bassa produzione di co2. Non dimentichiamo neanche che seguendo questa filiera il produttore rende più remunerativa la sua attività.
A mio parere però, bisognerebbe fare un’importante riflessione prima di acquistare questa tipologia di alimenti, per evitare prendere un abbaglio.
Innanzitutto i “Km 0” non sono di per sé sinonimo e garanzia di qualità ed attenzione per l’ambiente, se non per il breve tratto percorso fino al consumatore finale, per far sì che i cibi a chilometro zero realizzino le aspettative che portano intrinseche nel nome devono essere: prodotti onestamente (possibilmente biologico VERO), di stagione e realmente prodotti sul territorio nel quale vengono mangiati, e naturalmente attenzione all’imballaggio!
Senza inflazionare ulteriormente il termine “chilometro zero”, vi propongo un sogno, e cioè la realizzazione di un patto di reciproco rispetto tra consumatori e produttori, per far si che tutta la produzione made in Italy e quindi la totalità dei produttori italiani e tutti noi, possiamo godere degli effetti positivi sul piano economico, salutistico e ambientale.
A.P.
A.P.
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